lunedì 28 febbraio 2011


Baby body language 

Baby body language
di Rosella Denicolò 
(Articolo gentilmente concesso dalla Scuola In Flow, tratto dal sito www.craniosacralebiodinamica.it) 
Baby Body Language è il modo in cui parlano i neonati per raccontarci la storia della loro nascita. Se impariamo ad ascoltare questo linguaggio fatto di gesti, di pianti, di vagiti, possiamo accogliere ciò che è rimasto in sospeso e ricominciare da capo. Con una nuova storia, tutta da narrare.
Mi sembra di entrare in una favola mentre salgo lungo questa strada che costeggia muri altissimi di roccia, che ogni tanto sembra finire e invece continua e mi fa perdere le tracce del mondo. Il Kushi Ling, è un centro di meditazione buddista. Faccio appena in tempo a bere un tè verde e suona il gong di inizio. Il seminario di Craniosacrale Biodinamica sulla nascita è condotto da Remo Rostagno che dirige la scuola di In Flow. Remo Rostagno è anche un danzatore e introduce il tema della nascita attraverso il movimento.
Quali movimenti fa il bambino per nascere? Qual è il suo programma motorio innato?
Nella sala siamo in venti, per lo più donne. Teniamo una soffice palla in mano. “Immaginate che sia la testa e, il tappo, il naso del bimbo. La palla scende e intanto ruota con il naso verso di noi, va in flessione e poi in estensione e poi si rigira di nuovo”. Ripetiamo più volte la sequenza con le mani. Poi ci stendiamo sul tappetino e ripetiamo con tutto il corpo le stesse rotazioni, flessioni, estensioni. Mi piace pensare che la prima forma di movimento è una spirale, il simbolo del vivente. Una ragazza del gruppo riferisce di aver provato una strana sensazione: “Era come se il mio corpo conoscesse già questi movimenti”, racconta. “Allo stesso tempo ero inquieta, e nella rotazione mi sono persa. Non sapevo più se andare a destra o a sinistra. E addirittura dov’era la destra o dov’era la sinistra”.  Rostagno spiega che la Craniosacrale Biodinamica è un approccio delicato di lavoro corporeo che trae origine dall’osteopatia. L’origine di questo lavoro sulla nascita si basa dunque sulla conoscenza dell’anatomia e su una capacità di contatto molto raffinata. A questo si aggiunge una componente esperienziale che permette di accedere alle memorie inscritte nei nostri tessuti. Alle cose cioè che il corpo sa e che noi non possiamo più sapere, perché sono preverbali. E’ grazie proprio a queste memorie che possiamo lavorare per risolvere traumi e problematiche che hanno origine nella nostra  nascita. Cosa significa allora questo disorientamento di cui parlava la partecipante? Riguarda la sua nascita?
Baby Body Language
Il lavoro della Craniosacrale sulla nascita si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Matthew Appleton è psicoterapeuta e operatore craniosacrale di Bristol, lavora da 15 anni con i bambini e con gli adulti su questo tema. “La nascita è sempre una esperienza intensa, con un contenuto emozionale inconscio che ci può  accompagnare per tutta la vita”, spiega. “E’ una esperienza che può essere dolorosa, perché la testa del nascituro è più grande di un centimetro rispetto alla pelvi. Per questo il bambino deve ruotare durante il parto. Nessun altro animale ha bisogno di farlo. Ma il problema non è tanto il dolore in sé, ma il fatto che questo dolore non trova sempre una sufficiente empatia. Il bambino prova emozioni e sa di star vivendo una situazione molto impegnativa. Troppe persone, operatori sanitari, dottori, invece non sono consapevoli della consapevolezza del bambino che, di quella esperienza conserva ricordi, inconsapevoli alla mente ma che si fissano con chiarezza nel suo corpo. Lo vediamo nel lavoro clinico: quando creiamo uno spazio di ascolto queste memorie riaffiorano. Per questo impariamo il Baby Body Language, a leggere il movimento del bambino e a rispondere alle sue parole motorie. Un giorno sono arrivati dei genitori con un neonato che scuoteva continuamente la testa. “Dice sempre no”, mi dicono allarmati. In realtà non sta dicendo “no”. Ci sta mostrando come la testa ha cercato di muoversi per passare attraverso la pelvi. Ho appoggiato la mano su una tempia e dopo poco il bambino ha incominciato a spingere con la testa. Mi stava raccontando la sua storia e approfittava dell’ascolto per poter completare quello che aveva bisogno di fare”.
“Completare” è una parola chiave in tutti gli approcci somatici al trauma. Anche secondo il metodo Somatic Experiencing, nel trauma c’è sempre un’ azione che non si è potuta esprimere e cerca di completarsi. “Quando il bambino arriva in studio mi racconta attraverso il corpo la storia della sua nascita”, continua Appleton. “Un altro esempio: durante il parto alla mamma  avevano somministrato un forte analgesico. Osservo il bambino nella carrozzina. Si muoveva ripetendo la sequenza del parto e a un certo punto ha avuto  una sorta di collasso in cui riviveva il momento in cui il farmaco aveva cominciato a intorpidire le sue spinte. Ho appoggiato una mano sul suo ombelico e l’altra sui piedi. Ha iniziato a spingere forte con le gambe e i piedi. Ecco come fanno i bambini a buttare fuori da sé qualcosa che non gli serve. Il cambiamento è evidente: diventano, più soffici, più tranquilli”.
I quattro stadi della nascita
Il lavoro sulla nascita ha un effetto anche sulle eventuali conseguenze emotive. “Dopo cinquant’anni di ricerca abbiamo individuato alcune relazioni tra gli eventi traumatici legati alla nascita e le loro proiezioni nella vita relazionale”, spiega Graham Kennedy terapeuta craniosacrale di Londra.
William Emerson e Franklyn Sills, due terapeuti che hanno studiato la nascita dal punto di vista del nascituro e delle sue risorse intrinseche, hanno descritto il processo in quattro stadi.
Nel  primo il bambino inizia a discendere attraverso la cavità pelvica. “Se viene sopraffatto da una pressione troppo intensa, potrebbe a ricreare quella pressione”, spiega ancora Kennedy. “E condizionare il modo in cui, da adulto, si relaziona allo stress e alla pressione quando non c’è via d’uscita, o su come gestirà i cambiamenti”.
Nel secondo stadio il bambino ha bisogno di ruotare la testa  per attraversare la piccola pelvi. Deve orientarsi e trovare un bilanciamento. Se questa fase viene ostacolata dall’assunzione di anestetici o dall’epidurale, la persona può incontrare difficoltà a orientarsi nel mondo, a prendere decisioni, a trovare una direzione.
Nel terzo stadio il bambino naviga fino alla bocca dell’utero. Temi ricorrenti: come completiamo un progetto, come ci presentiamo nel mondo e come gestiamo la fatica.
Nel quarto stadio il neonato viene accolto. E’ la fase in cui possono essere necessari interventi strumentali, come forcipe e ventosa che hanno un forte impatto sulla psicofisiologia. In questi casi il bambino non ha potuto completare il percorso e ha avuto bisogno di qualcuno che lo facesse per lui. Ma altri problemi sorgono da come si instaura il legame con la mamma. Quello che gli psicoanalisti chiamano il bonding e stile di attaccamento.
Fonte: Craniosacrale.it

Plagiocefalia 

DESCRIZIONE MEDICA 

La plagiocefalia rientra tra quelle anormalità del cranio che vanno sotto il nome di “dimorfismi”. Nello specifico si tratta della deformazione della testa del neonato durante i primi mesi di vita, quando le sue ossa sono ancora morbide e più facilmente modificabili in base alle posizioni che assume.
Benché esistano 3 tipologie di deformità cranio facciali potenzialmente presentabili nei neonati (plagiocefalia: quando i bambini dormono sempre sullo stesso lato;  brachicefalia: quando dormono sempre a faccia in su; escafocefalia: quando dormono con la testa sempre da un lato), il termine plagiocefalia è il più diffuso e viene genericamente usato per descrivere tutti e tre i tipi di irregolarità del cranio.
Plagiocefaliafusione precoce
di una sutura coronale
Brachicefaliafusione precoce
di entrambe le suture coronali
Scafocefaliafusione precoce
della sutura sagittale

Tra le principali cause, quelle pre-natali e quelle che insorgono durante il parto.
Prima del parto
  • Nascite premature
  • Forze compressive intrauterine
Sono la causa più frequente delle irregolarità craniche. All’interno dell’utero materno il feto può subire limitazioni negli spostamenti, e trovarsi costretto nella medesima posizione per un periodo di tempo prolungato. La posizione del capo e del collo, a lungo mantenuta, associate alla malleabilità delle ossa, tendono a determinare  una deformazione cranica ed uno squilibrio tensivo dei muscoli del collo (in particolare dello sternocleidomastoideo). Dopo la nascita il bambino tenderà a prediligere la stessa posizione mantenuta in utero, peggiorando la deformità cranica acquisita.
Durante il parto
  • Forze extrauterine compressive
Un parto traumatico dovuto per esempio all’utilizzo della ventosa o del forcipe.

PUNTO DI VISTA OSTEOPATICO

L'osteopata ha un’altissima percentuale di completo successo per casi di plagiocefalia posizionale.
“La plagiocefalia – si legge in un articolo pubblicato dall’osteopata Manuela Emili- rappresenta una componente strutturale accessibile attraverso cui i fattori neurologici inaccessibili possono essere influenzati e cambiati”.
Secondo uno studio effettuato su 649 bambini esaminati con approccio osteopatico, l'osteopata Nicette Sergueef insieme a Kenneth E. Nelson, Thomas Glone, ha stabilito che un esame osteopatico neonatale approfondito possa identificare i soggetti predisposti a sviluppare una plagiocefalia posteriore.
Da diversi anni la clinica pediatrica Bambin Gesù di Roma, conduce un lavoro basato sull’integrazione diagnostica e di trattamento delle turbe posturali in età 0-18 anni, con diagnosi palpatoria osteopatica e tecniche manuali osteopatiche. Secondo una ricerca condotta proprio nel dipartimento di Chirurgia pediatrica,nel presidio di Palidoro, il trattamento osteopatico cranio sacrale potrebbe avere nei casi di plagiocefalia, un’indicazione elettiva; l’obiettivo è stato quello di mostrare come la diagnosi palpatoria osteopatica possa integrare la semeiotica tradizionale. La ricerca ha dimostrato che su 20 bambini (12 femmine e 8 maschi), 2 hanno riscontrato plagiocefalia frontale; 4, una plagiocefalia posteriore. Alla fine del trattamento osteopatico la plagiocefalia era migliorata in tutti i casi trattati e documentata in due casi più severi, dall’esame RX post- trattamento.
Fonte: Tuttosteopatia.it

ARTICOLI SCIENTIFICI

ARTICOLI VARI


Otiti 

DESCRIZIONE MEDICA 

L’otite  media è una delle patologie che interessano maggiormente l’ambito pediatrico. Caratterizzata da un'infezione all’orecchio in una piccola cavità ossea (proprio dietro il timpano), l’otite media colpisce maggiormente i bambini, a causa della forma e della posizione delle loro tube di Eustachio, che non consentono un buon drenaggio dei muchi  dall’orecchio medio verso le altre vie aeree, cosicché la pressione aumenta, provocandone dolore. Il liquido che non fluisce regolarmente favorisce un ambiente ideale per la propagazione di virus e batteri, dunque infezioni che, se ripetute, possono danneggiare il timpano e le strutture dell'orecchio interno.
L’approccio medico tradizionale è legato all’uso esclusivo di antibiotici e antipiretici la cui prescrizione, stando a quanto riportato nella premessa al documento del febbraio 2010, concernente le Linee Guida della Società Italiana di Pediatria sull’Otite Media (OMA), ammonterebbe ad una “percentuale superiore al 50 per cento dei casi, con tutte le problematiche conseguenti all’uso di questi farmaci”.
Nel caso italiano, si tratterebbero con farmaci l’80 per cento dei casi.

I sintomi sono:
  • Dolore malessere generale con febbre, talvolta elevata;
  • Diarrea e vomito (soprattutto nei bambini);
  • L’otite media cronica può manifestarsi con esacerbazioni accompagnate da dolori e con scarico purulento e maleodorante dall'orecchio affetto;
  • possibile riduzione dell’udito.
I rischi:
In seguito ad otite media acuta non adeguatamente trattata, potrebbe verificarsi una perforazione del timpano, con una conseguente fuoriuscita di secrezioni dal condotto uditivo.
Complicazioni più gravi possono essere:
labirintite, mastoidite acuta, perdita dell'udito, meningite, paralisi del nervo facciale.

PUNTO DI VISTA OSTEOPATICO

L’intervento osteopatico libera la tromba di Eustachio evitando il ristagno del liquido o drenando il liquido, e quindi la propagazione di virus e batteri e infiammazione conseguente.
Interessante a questo proposito un case report sulla manipolazione osteopatica per la disfunzione della tuba di Eustachio, illustrato dall'osteopata Channell King Millicent sulla rivista JAOA - The Journal of the American Osteopathic Association nel maggio 2008 e tradotto dall'osteopata Fabìola Marelli per il CRESO.
Bob Fulford, un professionista di primo piano in osteopatia cranica (poi deceduto), ha dichiarato che "il ristagno di liquido nell'orecchio medio, risultante da una riduzione della mobilità cranio sacrale, è alla radice del problema. (...) Una manipolazione dolce migliora il movimento cranio sacrale che, a sua volta, aiuta a drenare il liquido dall'orecchio medio. Il trattamento osteopatico considera il soggetto nella sua globalità; pertanto non si limita al  trattamento   locale  della  zona   legata   al   sintomo   ma   ricerca   la   normalizzazione   delle funzioni  fisiologiche e immunologiche affinché il corpo possa reagire alle successive aggressioni.
Misure per prevenire l'otite media nei bambini
Ridurre l'uso del ciuccio.
Secondo alcune ricerche condotte presso il Community Paediatrics Committee, Canadian Paediatric Society (CPS), i bambini piccoli abituati alla prolungata suzione del ciuccio, avrebbero subito infezioni dell'orecchio medio più volte.
Secondo gli studi, condotti prevalentemente su bambini di età compresa tra un anno o meno, il rischio di otite media acuta aumenterebbe di circa il 25% , rispetto a quelli che non ne fanno uso.  E 'possibile che il meccanismo di aspirazione ostacoli il funzionamento della tuba di Eustachio.
Prolungare il periodo di allattamento al seno almeno sino a 6 mesi
L'allattamento materno rafforza il sistema immunitario del bambino.
Una ricerca indicizzata su PubMed, pubblicata nel 2006, indica che l'allattamento al seno esclusivo nei primi quattro mesi di vita, e fino a sei mesi per quanto possibile, riduce il numero di episodi di otite media acuta nei bambini a partire dai sei mesi a due anni.
Fonte: Tuttosteopatia.it

ARTICOLI SCIENTIFICI

Fisioterapia & Osteopatia: Osteopatia e gravidanza: i consigli dell'osteopat...

Fisioterapia & Osteopatia:
Osteopatia e gravidanza: i consigli dell'osteopat...
: "Osteopatia e gravidanza: i consigli dell'osteopata dopo il partoL’intervento dell’osteopata è molto utile dopo la gravidanza e varia a seco..."

Osteopatia e gravidanza: i consigli dell'osteopata dopo il parto 

L’intervento dell’osteopata è molto utile dopo la gravidanza e varia a seconda del tipo di parto a cui ci si è sottoposti.

Parto naturale

  1. Se il parto è naturale bisogna verificare la mobilità del sacro. Ci sono delle depressioni post parto dovute al non adattamento del sacro post parto, con conseguenti sintomatologie legate alla colonna e all'osso sacro.
  2. Se durante questo tipo di parto naturale è stata effettuata la manovra di Kristeller, possono insorgere dei problemi quali traumi costali che, a loro volta, possono indurre a problemi digestivi.
    Questa manovra, vietata per legge in molti Paesi (es. Inghilterra), consiste nell'applicazione di una spinta a livello del fondo dell'utero con lo scopo di facilitare l'espulsione della testa fetale in fase espulsiva avanzata.
  3. I problemi di mobilità costale, inoltre, possono determinare delle difficoltà nell'allattamento.
  4. Verificare la mobilità dell’intestino nel riadattamento post parto è essenziale
  5. Verificare che l’utero si sia riposizionato correttamente.
Manovra di Kristeller

Parto cesareo

Se non è programmato (cesareo d’urgenza che segue al travaglio) si possono presentare tutti i problemi spiegati sopra e relativi al parto naturale, poiché spesso il parto non viene portato a termine perché molto difficile partorire nelle condizioni tipiche di un parto naturale, così come inteso negli ospedali. Quindi ai problemi che seguono un parto “naturale”, si aggiungono quelli dovuti al cesareo.main
Se il parto cesareo èprogrammato, molto probabilmente la mamma ha già subito in precedenza un altro parto chirurgico addominale (parto cesareo iterativo).
In questo caso si presenteranno 2 cicatrici le quali vanno trattate osteopaticamente subito dopo la cicatrizzazione definitiva (circa 3 mesi). Il trattamento osteopatico è essenziale per liberare le aderenze che certamente si sono costruite e liberare la mobilità dell’utero e dell’intestino.
Vi ricordiamo che l’allattamento è molto importante.
Per maggiori informazioni sull’allattamento materno visitate questa pagina:http://www.tuttosteopatia.it/cat/discipline-compl/alimentazione/.
L’intervento dell’osteopata dopo il parto, dunque, è di estrema importanza non solo per la mamma, ma anche per il bambino. L’osteopatia può essre d’aiuto per tutte le patologie; il trattamento delle otiti medie nei bambini o della plagiocefalia, sono solo alcune delle azioni osteopatiche che si possono intraprendere sui neonati.
Fonte: Tuttosteopatia.it

martedì 22 febbraio 2011

Pubalgie e osteopatia


DESCRIZIONE MEDICA 

La pubalgia è una sindrome dolorosa mioentensiva  che interessa la regione addomino-pubo-crurale con quadri clinici anche molto diversi tra loro, in prevalenza colpisce gli sportivi e le donne in gravidanza; è altresì considerata una patologia da sovraccarico, cioè causata da microtraumi ripetuti nel tempo e da allenamenti in condizione di affaticamento dello sportivo, da patologie muscolari e tendinee, da patologie ossee e articolari o da patologie infettive e tumorali. Il dolore nella pubalgia è localizzato spesso a livello dell'inguine e/o del pube e/o all'interno della coscia, in genere si presenta al risveglio e nei primi minuti di movimento, per poi scomparire con il riscaldamento muscolare. Progredendo nelle fasi della patologia, nello sportivo, il dolore tende ad aumentare soprattutto durante gli scatti e i bruschi scambi di direzione.
Il pube si divide in 3 parti:
  1. LA BRANCA ORIZZONTALE O CORPO, un segmento orizzontale, situato sopra il foro otturatorio;
  2. LA LAMINA QUADRILATERA, una lamina posta davanti al foro otturatorio, vicino alla linea mediana, appiattita dall'avanti all'indietro;
  3. BRANCA DISCENDENTE, un segmento allungato situato al di sotto e all’indietro la lamina quadrilatera.
Il margine superiore della branca orizzontale del pube e il margine inferiore della branca discendente si riuniscono a formare l'angolo del pube.
La faccia sagittale dell'angolo del pube forma una superficie articolare leggermente concava a grande asse obliquo in basso e indietro.
Questa superficie articolare e la sua omologa del pube opposta si articolano con le facce laterali convesse del nucleo interpubico.
L’articolazione è rinforzata:
in avanti: dal legamento anteriore
indietro: dal  legamento posteriore
al di sopra: dal legamento superiore
al di sotto: dal legamento inferiore o legamento arcuato sottopubico

PUNTO DI VISTA OSTEOPATICO

L'obiettivo del bilanciamento osteopatico è di trovare con successo le diverse cause che hanno fatto insorgere tale problema, all’interno del soggetto considerato.
Possiamo dividere le pubalgie in 2 grandi categorie:
  • la pubalgia traumatica
  • la pubalgia cronica
La pubalgia traumatica compare in seguito ad un trauma della sinfisi pubica, ma per fortuna un trauma diretto alla sinfisi è rarissimo. È più probabile, invece, che essa si manifesti per altri motivi. Una caduta sui piedi, per esempio, può comportare che le forze di contatto col suolo risultino asimmetriche, provocando così l’innalzarsi di una branca pubica più dell’altra e quindi un movimento a “forbice” del pube, coinvolgendo in modo non fisiologico i legamenti pubici. Oppure ancora, si può verificare una eccessiva tensione dei muscoli adduttori, a causa di un movimento contrastato da opposizione sull’arto inferiore. Questi stress possono deteriorare le inserzioni muscolari e i numerosissimi legamenti che interessano il pube e creare una disfunzione osteopaticaNella patologia cronica, invece, possiamo ritrovare il pube adattato ad uno schema funzionale alterato. Il pube è il crocevia e il punto d’inserzione di potentissimi muscoli (grande retto dell’addome, obliqui e trasversi e tutti gli adduttori della coscia) che si organizzano in catene muscolari, è, inoltre, punto di inserzione, attraverso numerosi legamenti, di diverse strutture viscerali (vescica, utero, cordone spermatico, prostata). Per la particolare forma e topografia anatomica nel pube vengono a scaricarsi le iperpressioni che provengono dalle catene muscolari ascendenti e discendenti sia durante la deambulazione sia in ortostasi.
Quindi il pube, in questo caso, non è in nessun modo la causa della pubalgia.
Le cause più comuni che permettono l’instaurarsi della pubalgia possono essere:
  • la riduzione di mobilità del bacino o di un emi-bacino con riduzione di mobilità in senso opposto della sinfisi;
  • il conflitto tra adduttori potenti e addominali deboli, dove gli uni tirano in un senso e gli altri nel senso opposto, sino al manifestarsi della sofferenza sia nei muscoli che nei loro tendini, con possibili irradiazioni nelle zone vicine, tra cui lo scroto;
  • la disfunzione articolare dell’anca, ginocchio, caviglia/piede;
  • la riduzione della mobilità vertebrale con compensi adattavi all’osso sacro e al bacino;
  • i microtraumi ripetuti nel tempo specialmente in giovane età, intensamente e su terreni duri;
  • l’esagerazione della lordosi lombare;
  • le contratture antalgiche al quadricipite femorale/muscoli adduttori;
  • le disfunzioni del sistema cranio - sacrale in particolar modo negli sport dove si colpisce la palla con la testa parecchie volte;
  • le aderenze cicatriziali nella zona pelvica o nelle regioni che la influenzano;
  • disfunzione osteopatica viscerale degli organi sopra pubici.
Attraverso test specifici di osservazione e palpatori, l’osteopata può capire la causa o le cause che hanno determinato la disfunzione osteopatica di pubalgia. Il trattamento osteopatico, anche per le pubalgie più problematiche, può contribuire notevolmente ad alleviare, risolvere, la pubalgia .
E’ importante fare diagnosi differenziale, anche tramite indagini strumentali e cliniche. Successivamente al trattamento, l’osteopata cercherà di prevenire spiacevoli recidive e di mantenere lo stato di salute del paziente, attraverso il dialogo e le indicazioni sul comportamento posturale. Cercare la causa e non il sintomo della patologia conferisce all’osteopata, tra le discipline terapeutiche, un approccio realmente solistico.
A cura degli studenti del 3° anno CSdOI

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