sabato 16 luglio 2005

Fisioterapia strumentale


L'elettroterapia è una branca della fisioterapia strumentale che applica gli effetti terapeutici del passaggio della corrente attraverso il corpo umano. L'elettroterapia con correnti elettriche produce una serie di effetti sull'organismo (termici, chimici, elettromagnetici) che sono a loro volta responsabili delle azioni terapeutiche (eccitomotoria, vasomotoria, antalgico-sedativa, veicolante). Soprattutto negli ultimi anni, grazie a tecnologie ed apparecchiature sempre più sofisticate, abbiamo a disposizione un numero considerevole di tipi di correnti diverse (forme d'onda), ognuna delle quali, per le proprie caratteristiche fisiche, tecniche ed applicative, ha delle indicazioni precise, differenziate in due grandi gruppi: l'elettroterapia antalgica e l'elettroterapia di stimolazione muscolare.


Ionoforesi
E' una metodica diffusissima non solo in medicina riabilitativa ma anche in altre branche specialistiche, quali l'andrologia, la terapia del dolore, la medicina estetica. Viene utilizzata una corrente continua al fine di veicolare attraverso la cute gli ioni attivi di un farmaco disciolti in una soluzione acquosa. Gli ioni terapeutici del farmaco vengono veicolati all'interno dei tessuti attraverso i dotti piliferi e le ghiandole sudoripare; è quindi opportuno ed indispensabile detergere bene la pelle con alcool o etere e prepararla con pezze calde e se necessario anche una tricotomia. Il principio attivo del farmaco, a molecola molto piccola, deve essere diluito in acqua distillata e la soluzione distribuita su spugnette ricoperte di garza sterile. La durata di ogni applicazione non deve essere inferiore ai venticinque-trenta minuti, poiché nei primi quindici avviene solo il passaggio degli ioni indifferenti. E' sempre opportuno verificare l'insorgenza di eventuali rezioni cutanne che possono essere causate da intolleranza al farmaco dalla corrente continua. L'amperaggio della corrente è in rapporto alla tollerabilità del paziente e comunque deve essere sempre inferiore a 0,5 milliampere per cm quadrato di superficie di elettrodo. Le indicazioni terapeutiche sono diverse ed in relazione con il tipo di farmaco usato; in ogni caso è possibile curare alterazioni circolatorie periferiche, artrosi, artriti, borsiti ed affezioni post-traumatiche,nevralgie, tendiniti ed in generale le affezioni infiammatorie superficiali. E' sconsigliato l'uso di questa metodica in caso di ferite, dermatiti, abrasioni, allergie, gravi disturbi cardiaci.

Iontoforesi
Iontoforesi In questa metodica viene utilizzato un tipo particolare di corrente (in genere una corrente diretta interrotta a media frequenza 8 kHz, con Duty Cycle del 95%) ed un particolare tipo di elettrodi per veicolare all'interno dei tessuti gli ioni attivi di un farmaco sempre disciolto in soluzione acquosa. La differenza con la ionoforesi sta nel tipo di elettrodo utilizzato, che prende il nome di reservoir (serbatoio). Questo ha una capacità di 3 cc e viene posto a contatto della cute per mezzo di un film adesivo . Il farmaco quindi non viene a trovarsi a diretto contatto con la cute ma viene diffuso attraverso una membrana semipermeabile. Non c'è ancora una grande sperimentazione di questa metodica che potrebbe rappresentare una evoluzione rispetto alla ionoforesi; molti autori riferiscono buoni risultati in patologie flogistiche acute con l'utilizzo di particolari cocktail di farmaci.

Elettroterapia di stimolazione muscolare
La corrente elettrica può avere, oltre agli effetti antalgici, anche effetti di natura eccitomotoria; vengono utilizzate varie forme d'onda a seconda che il muscolo sia o meno innervato.

Muscolo normoinnervato
In questo caso vengono usate le correnti faradiche e rettangolari ma soprattutto le correnti di Kotz, che sono correnti sinusoidali alternate a media frequenza (2500Hz). L'impiego di questa particolare forma d'onda garantisce un discreto incremento della massa muscolare, associato ad un aumento della forza sviluppata dal muscolo ed una buona compliance (tollerabilità)

Muscolo denervato
Le correnti più usate sono le esponenziali, caratterizzate da impulsi di forma triangolare. Con questo tipo di impulsi è possibile avere la stimolazione selettiva del muscolo paralizzato, senza interessare i gruppi muscolari sani adiacenti. Per correttezza bisogna dire che esistono diverse scuole di pensiero sull'efficacia dell'elettroterapia di stimolazione nel muscolo denervato: alcuni Autori sostengono che possa essere ritardata la reinnervazione collaterale (sprouting) e quella terminale; sembra anche evidenziato che, sotto elettrostimolazione, la fibra muscolare denervata andrebbe incontro ad una riduzione della sensibilità all'acetilcolina; d'altronde il non praticarla può condurre spesso ad irreversibili atrofie "ex non usu".

Ultrasuonoterapia
Studia l'applicazione dell'energia sonora a scopo terapeutico. Le vibrazioni (suoni) non percepibili dall'orecchio umano prendono il nome di ultrasuoni. Questi vengono somministrati nei tessuti biologici attraverso delle testine (trasduttori) di dimensioni variabili fino a 5-7 cm quadrati; viene sfruttato l'effetto piezoelettrico, che mettendo in vibrazione una lamina generalmente di quarzo, genera onde ultrasonore che, propagandosi nel mezzo attraversato, provocano alcune oscillazioni dipendenti dalla viscosità del mezzo con il risultato di formare zone di pressione e depressione. Gli effetti terapeutici degli ultrasuoni sono meccanici, termici e chimici. Gli effetti meccanici consistono in un micromassaggio e microcostrizioni con deformazione cellulare, che si traduce in una accelerazione del metabolismo e della mitosi cellulare. Gli effetti termici sono generati dal calore endogeno che si sviluppa con gli ultrasuoni con effetti sulla vascolarizzazione superficiale e profonda e sulla fisiologia del neurone. Tutto ciò si traduce in un effetto antalgico sul neurone nocicettivo, un effetto simpaticolitico con conseguenze antinfiammatorie sul neurone ortosimpatico. Gli effetti chimici consistono in flocculazione di colloidi, eliminazione di gas, distruzione di batteri; inoltre gli ultrasuoni hanno uno spiccato effetto fibrolitico. Durante l'applicazione degli ultrasuoni è estremamente importante interporre tra testina e tessuto un gel o olio di paraffina o creme terapeutiche per evitare che l'aria attenui l'effetto degli ultrasuoni e soprattutto non ci siano fenomeni di rifrazione (?). E' possibile usare gli ultrasuoni anche in acqua deionizzata soprattutto quando si devono fare trattamenti su segmenti corporei di forma irregolare (mani, piedi, ecc.). Poiché con gli ultrasuoni si ha anche un aumento della permeabilità cutanea è possibile veicolare determinati farmaci opportunamente preparati sotto forma di gel, schiuma, pomate ed emulsioni a seconda delle indicazioni terapeutiche, come riportato nello schema che segue: in questo caso si parla di sonoforesi .

Gli ultrasuoni possono essere somministrati in emissione continua se si vuole privilegiare l'effetto termico od in emissione pulsata se invece si preferisce l'effetto meccanico; in genere le applicazioni vanno dai dieci ai venti minuti. Sono controindicati in malattie che comportano turbe della percezione termica, sugli organi nobili quali cuore, vasi, gonadi, su lesioni neoplastiche e in età giovanile.

Ultravioletti
I raggi ultravioletti sono raggi luminosi compresi tra lo spettro visibile ed i raggi X. Vengono in genere adottate due classificazioni, sulla base della lunghezza d'onda e della sorgente di produzione.

I raggi ultravioletti presentano una serie di effetti biologici in funzione della lunghezza d'onda delle radiazioni: quelle con lunghezza d'onda superiori ai 2900 A° esplicano un azione stimolante sul metabolismo cellulare, mentre quelle di lunghezza d'onda inferiore esercitano un'azione deprimente. E' comunque a livello cutaneo che si esplica una delle principali attività biochimiche e fotochimiche dei raggi ultravioletti: l'effetto deritremizzante e pigmentante. La formazione dell'eritema che compare immediatamente dopo l'esposizione è l'espressione di un effetto fotochimico sui chemorecettori che presiedono al meccanismo di vasodilatazione, mentre la pigmentazione sarebbe l'espressione di un meccanismo di difesa messo in atto per impedire un'eccessiva penetrazione dei raggi ultravioletti nel sottocute e negli strati più profondi.Nello specifico, i raggi ultravioletti:- favoriscono la produzione di globuli rossi e bianchi;- esplicano azione battericida;- favoriscono un miglioramento del tono muscolare, in particolare in pazienti ipotonici od ipotrofici;- catalizzano la trasformazione della provitamina D in vitamina D.

Per applicazioni generali la lampada o le lampade vengono poste a una distanza di un metro dal paziente. I tempi di applicazione sono graduali: si inizia da un minuto e mezzo-due minuti fino ad arrivare a trenta minuti nell'arco di quindici-venti sedute. Bisogna verificare che tutte le parti del corpo vengano irraggiate uniformemente. Si consigliano due-tre cicli l'anno.
Per applicazioni locali la lampada viene posta a circa 50-60 cm dalla cute; per quanto riguarda i tempi di esposizione, questi verranno stabiliti in base ad una attenta valutazione della sensibilità e del grado di eritema manifestato dal paziente. E' sempre consigliabile iniziare la seduta con lampada accesa a regime, poiché l'ozono inizialmente prodotto può disturbare il paziente.In genere con i raggi ultravioletti si curano:
· affezioni cutanee o dermatologiche: acne, psoriasi, piaghe da decubito, herpes zoster;· anemie ipocrome, spasmofilia, depressioni stagionali;· turbe metaboliche del calcio e del tessuto osseo (rachitismo, osteomalacia);· distonie neurovegetative.
I raggi ultravioletti non vanno assolutamente usati in caso di :
· diabete, ipertiroidismo;· dermatiti generalizzate in fase acuta e nei soggetti fotosensibili;· tubercolosi polmonare ed in pazienti defedati.· E', inoltre, di fondamentale importanza adattare alcune precauzioni:- proteggere sempre gli occhi del paziente e dell'operatore con occhiali scuri a lenti polarizzate;- areare il locale di trattamento per evitare una saturazione dell'aria con ozono;- in presenza di fenomeni di irrequietezza o comparsa di cefalea o insonnia, è buona norma diradare le applicazioni.

Laserterapia
La sigla LASER è l'acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation (amplificazione della luce ottenuta per emissione stimolata di radiazioni).Il primo laser venne costruito dal fisico americano T.H.Maiman nel 1960 (laser a rubino), ma il principio di funzionamento dei laser risale al 1917, quando Albert Einstein pubblicò una ricerca sulla teoria quantistica delle radiazioni, in cui veniva descritta una emissione forzata di radiazione controllata, che rappresentava quindi il fondamento della teoria del laser.Esistono vari tipi di laser terapeutici:
- Elio-neon- Arseniuro di gallio- Arseniuro di gallio-alluminio- Anidride carbonica- Neodimio Yag (defocalizzato).
La luce laser si distingue dalla luce solare o dalla luce generata da una lampadina per alcune caratteristiche particolari, quali:
- Monocromaticità- Coerenza- Forte intensità- Focalizzazione (minima divergenza).
In fisioterapia si utilizzano ovviamente solo i laser terapeutici e pur non essendo ancora perfettamente chiari i meccanismi di azione che la luce laser esplica interagendo con i tessuti biologici, riportiamo gli effetti maggiormente riferiti in letteratura:
- aumento del flusso ematico per microvascolarizzazione con conseguente azione antiflogistica, antiedemigena e stimolante il metabolismo cellulare;- modificazione della pressione idrostatica intracapillare con riassorbimento dei liquidi interstiziali;- innalzamento della soglia di percezione del dolore (effetto analgesico);- stimolazione del ricambio elettrolitico con incremento dei processi metabolici;- effetto mitogeno;- aumentata attività mitocondriale associata ad elevata produzione di ATP, probabilmente in rapporto ad un potenziamento del trasferimento di elettroni all'interno delle membrane dei mitocondri;- presenza di aumentati livelli di RNA nel reticolo endoplasmatico degli animali;- stimolazione della produzione dei fibroblasti e precoce incremento nella produzione di collagene nelle ferite.
Molto importante è l'azione antiedemigena; l'edema che si instaura in fase acuta è più facilmente risolvibile di quello ormai cronicizzato che, dal punto di vista estetico e funzionale, è solito dare cicatrici retraenti e fibrotizzazione cellulare.La terapia laser agisce quindi elettivamente nella prima fase della flogosi sul mediatore chimico responsabile della vasodilatazione iniziale: istamina, prostaglandine e bradichinina.La terapia laser è usata anche per il notevole effetto antalgico; può essere riferita ad un effetto sulle terminazioni nervose periferiche e ad un effetto centrale sulla modulazione della nocicezione. Quanto alla modulazione periferica della sensibilità algocettiva, sembra che il laser produca i suoi effetti grazie soprattutto alla presenza di alcuni cromosomi che sarebbero dislocati lungo il decorso terminale della fibra nervosa.

Per quanto riguarda le tecniche di somministrazione della luce laser c'è da dire che variano in base al tipo di sorgente utilizzata, alla patologia e, con il coraggio che deve venire dalla mancanza di dati univoci in letteratura, dall'esperienza professionale.Personalmente riteniamo utile nell'edema, nella stimolazione dei tessuti e per facilitare la guarigione dei tessuti (anche in ferite a cielo aperto), utilizzare una tecnica che prevede la suddivisione della zona di tessuto da trattare in aree quadrate, della superficie di circa un centimetro quadrato. Ognuna di queste aree viene irradiata con un laser Arseniuro di Galllio (a infrarosso) per dieci-quindici secondi .Dobbiamo ricordare che la profondità di penetrazione del raggio laser all'interno dei tessuti biologici è in relazione alla sua lunghezza d'onda: ancora oggi i laser che agiscono più in profondità sono quelli che operano nella zona dell'infrarosso, con lunghezze di spettro di 904-780-830 nanometri.Sul mercato esistono anche laser multidiodici per ridurre i tempi di trattamento; grazie alla minima divergenza del raggio, il puntale (manipolo) può rimanere ad una distanza di uno o due centimetri dalla cute e ciò è estremamente utile nel trattamento delle ferite aperte.Se usiamo il laser a scopo antalgico, dobbiamo irraggiare i trigger points, i punti di agopuntura, il decorso di un nervo sensitivo afferente o, più semplicemente, la zona del dolore. La potenza e la frequenza di emissione devono essere selezionate in base alle patologie: generalmente quando vogliamo un effetto antalgico usiamo le basse frequenze, mentre per un effetto biostimolante usiamo le alte frequenze.Riteniamo opportuno, per la nostra esperienza anche se non tutti gli Autori concordano, usare prima dell'irraggiamento con il laser, le stesse precauzioni usate per la ionoforesi; i tessuti devono essere ben detersi e , se ce ne è bisogno, effettuare una tricotomia.
Termoterapia
E' l'applicazione del calore per finalità terapeutiche; se il calore viene somministrato con mezzi che lo erogano direttamente, parleremo di termoterapia esogena; se vengono invece utilizzate apparecchiature che, in virtù del tipo di energia che erogano, provocano un aumento di temperatura in profondità all'interno dei tessuti parleremo di termoterapia endogena.Il calore è responsabile di una serie di azioni biologiche che si traducono in effetti terapeutici ben determinati:- attivazione del metabolismo;- vasocostrizione iniziale e vasodilatazione costante;- sudorazione (effetto diaforetico);- rilasciamento muscolare;- modificazione delle proprietà fisiche dei tessuti fibrosi;- aumento dell'attività cardiaca e iperventilazione polmonare;- aumento del consumo di ossigeno e dell'eliminazione dell'anidride carbonica.
Di conseguenza, gli effetti sono generalmente i seguenti:- azione analgesica ed algo-sedativa;- azione decontratturante;- azione stimolante il metabolismo tessutale;- azione vasomotoria.

Termoterapia esogena
Diversi sono i tipi di somministrazione della termoterapia esogena; in genere si opera una distinzione in base al tipo di calore, come di seguito specificato:
Tipo di calore Mezzi usati
Umido paraffina, borsa calda, bagno o doccia
Vapore bagno turco, forni resinosi, doccia ad aria calda
Secco forni alla Bier, termoforo, sauna, mattone caldo.
Per quanto riguarda il nostro studio, noi consigliamo ai pazienti, anche in considerazione della condizioni climatiche tuttora esistenti nella nostra zona, di ricorrere a terapie naturali come i bagni termali e l'elioterapia.In studio, come termoterapia esogena, usiamo soltanto i raggi infrarossi.

Raggi infrarossi
Sono radiazioni elettromagnetiche della lunghezza d'onda compresa tra 7600 e 150.000 angstrom. In terapia vengono generalmente utilizzate radiazioni della lunghezza d'onda di circa 40.000 angstrom.Gli infrarossi vengono prodotti da tutti i corpi caldi per il processo dell'emissione spontanea;nel nostro caso la sorgente di emissione degli infrarossi è generalmente costituita da lampade a filamento di carbone o tungsteno in gas inerte. Il loro potere di penetrazione è limitato (0,5 - 1 mm) e l'effetto principale è rappresentato da una azione termica, che dà luogo indirettamente ad iperventilazione polmonare, ad aumento della diuresi e ad una perdita transitoria di peso per eliminazione di liquidi. Si evidenzia inoltre un transitorio eritema ed un blando effetto analgesico per riduzione della conduzione nelle terminazioni nervose sensitive.La lampada va posta a circa 50-60 cm dall'area da trattare ed i tempi di esposizione variano dai 10 ai 30 minuti; si usano nelle artropatie, nelle contratture muscolari e normalmente per preparare il paziente ad una seduta di massaggio e/o di cinesiterapia.Non vanno mai usati ovviamente nelle flogosi acute, negli emartri , negli idrartri e nei pazienti cardiopatici.Di norma ci preoccupiamo di proteggere sia i nostri occhi sia quelli del paziente.

Termoterapia Endogena
Nella termoterapia endogena vengono utilizzate apparecchiature che, grazie all'effetto Joule, producono un aumento della temperatura all'interno dei tessuti trattati ( ricordiamo che l'energia elettrica, attraversando un corpo, genera energia termica).In fisioterapia vengono impiegati apparecchi generatori di onde corte (marconiterapia) e di microonde (radarterapia ed ipertermia).
Marconiterapia
Si utilizza un apparecchio ad onde corte che genera onde di frequenza di 27,3 MHz ( con una lunghezza d'onda di circa 11 m.); la potenza di questi generatori è compresa tra i 300 e i 600 watt.
Radarterapia
Il termine RADAR è l'acronimo inglese per Radio Detecting And Ranging ( rilevatore e localizzatore di onde radio); l'apparecchio per radarterapia emette onde elettromagnetichedi frequenza 2450 MHz, con lunghezza d'onda di 12,5 cm.Le microonde emesse dall'apparecchio radar provocano un aumento termico all'interno dei tessuti per l'effetto Jaoule (l'energia elettromagnetica si trasforma in calore per mezzo del meccanismo delle perdite dielettriche). Le microonde vengono assorbite selettivamente da parte dei tessuti con alto contenuto di acqua (tessuti muscolari e periarticolari); possono raggiungere una profondità di penetrazione di 3 cm. Gli effetti terapeutici della radarterapia si esplicano in una azione decontratturante (rilassamento muscolare), in una riduzione del dolore ed in uno spiccato effetto trofico.Le microonde vengono prodotte da un particolare diodo, il magnetron, e convogliate, tramite un cavo coassiale, ad una antenna fornita di riflettore.Si possono raggiungere potenze di uscita da 10 a 300 watt, in emissione continua o ad impulsi.L'antenna deve esser posta ad una distanza di circa 12 cm dall'area da trattare e non più vicino per il rischio della formazione di onde stazionarie ed il paziente deve percepire una sensazione di calore. I tempi di applicazione variano dai 10 ai 20 minuti e la potenza usata è generalmente compresa tra i 100 e i 150 watt. Il paziente deve trovarsi in posizione comoda e confortevole e non la deve cambiare durante il trattamento, perché è immerso in un campo elettromagnetico ed in sintonia con esso; estremamente importante è che l'irraggiamento avvenga perpendicolarmente rispetto al segmento da trattare.

Le indicazioni terapeutiche della radarterapia riguardano:- artropatie, periartriti, lombosciatalgie e cervicobrachialgie;- contratture muscolari antalgiche e algie post-traumatiche;- fibrositi, borsiti, tendiniti;- contusioni e algie muscolari.
Non va mai usata in caso di febbre, neoplasie, scompensi cardiorespiratori, gravidanza, e nei soggetti portatori di pacemaker e/o di apparecchi acustici.Lo stesso dicasi quando ci troviamo in presenza di mezzi di sintesi, cicli mestruali, vasculopatie, osteoporosi grave. E' necessario anche fare attenzione a non puntare mai l'antenna verso gli occhi, perché potrebbero verificarsi danni a carico del cristallino ed essere sicuri che non ci siano parti metalliche endotessutali .Soprattutto quando la radarterapia va fatta in sede lombare ed il paziente è di sesso femminile dobbiamo accertare che non ci siano mezzi di contraccezione come la spirale.Inoltre per scongiurare danni ad apparecchi elettronici, le applicazioni dovrebbero effettuarsi in un ambiente isolato.

Magnetoterapia
L'applicazione dei campi magnetici a finalità terapeutiche rientra probabilmente tra i più antichi metodi di cura conosciuti dall'uomo. Il termine "magnetismo " è stato utilizzato per la prima volta da Agrippa di Nettesheim nel 1531 nell'opera De oc-culta philosophia, ma la magnetite era conosciuta ed utilizzata per le sue proprietà terapeutiche sin dagli antichi egizi. Anche Ippo-crate di Cos si avvaleva dei campi magnetici nella cura di alcune patologie internistiche ed in ostetricia.Dal Medio Evo fino al XVIII e al XIX secolo, le azioni be-nefiche dei campi magnetici venivano utilizzate per diverse ma-lattie, quali per esempio i dolori dentali, le malattie nervose, le algie e gli stati gottosi e reumatici.All'inizio del XX secolo il russo Danielewski effettuò i primi studi approfonditi sugli effetti biologici delle onde hertziane su cellule e sistema nervoso. Queste teorie vennero successivamen-te riprese e sviluppate da D'Arsonval, della scuola tedesca di fi-sica medica, e soprattutto da Lakowsky che, alla luce delle nuo-ve acquisizioni nel campo della fisica quantica, utilizzò campi elettromagnetici complessi HF, VHF, UHF.Un importante contributo agli studi sugli effetti dei campi elettromagnetici viene dato, nel dopoguerra, dai giapponesi Fu-kuda e Yasuda e dagli americani Bassett, Pilla e coll. con i loro studi inerenti le proprietà elettrochimiche dei cristalli liquidi co-stituiti dalle proteine del collagene e il comportamento piezoelet-trico della sostanza ossea con conseguenti applicazioni nella sti-molazione dell'osteogenesi. In ortopedia i primi ad adottare i campi elettromagnetici variabili furono Kraus e Lechner nel 1972 con ottimi risultati; nel 1974 Bassett e coll. trattarono per la prima volta con successo un caso di pseudoartrosi congenita della tibia; attualmente questi Autori riferiscono una percentua-le di guarigione dell'ottantacinque per cento.Si deve a Oersted nel 1820 la scoperta dell'elettromagneti-smo. Egli notò che l'ago di una bussola posto in prossimità di un filo percorso da corrente elettrica subiva una deflessione e che questa si modificava invertendo la polarità. Ciò indicava che at-torno al filo percorso dalla corrente veniva a stabilirsi un campo magnetico.La scoperta di Oersted venne sviluppata dal fisico francese Ampere, ma la teoria che unifica definitivamente i fenomeni elettrici e magnetici è sintetizzata nelle equazioni di Maxwell, formulate dal fisico scozzese nel 1873, che ci permettono di affer-mare che un filo percorso da corrente elettrica genera attorno a sé un campo magnetico e che una particella elettricamente cari-ca, quando si muove all'interno di un campo magnetico, è sog-getta ad una forza, chiamata forza di Lorentz. Possiamo inoltre affermare che un campo elettrico variabile genera un campo ma-gnetico anch'esso variabile, dal quale ha origine la propagazione di una successione continua di impulsi elettromagnetici, cioè un'onda elettromagnetica. Queste onde perturbano l'etere e si propagano in esso con la stessa frequenza della corrente che le produce; le frequenze delle onde radio sono misurate in hertz e vanno da 3 kHz a 300 GHz, ed entro questa gamma di frequenze sono ulteriormente divise in bande: LF, MF, HF, VHF, UHF.
Interazioni tra campo magnetico e sistemi biologici
Volendo effettuare una classificazione degli effetti ottenuti dall'interazione dei sistemi biologici con i campi magnetici, bi-sogna distinguere gli effetti primari da quelli secondari, loro di-retta conseguenza, i quali potranno dare luogo alle manifesta-zioni fisiologiche e fisiopatologiche di importanza clinica.
Effetti prettamente magnetici - Corrispondono all'azione diretta del campo magnetico e dipendono da tre possibilità di interazione:- interazione con materiali ferromagnetici, strutturalmente or-ganizzati in organismi animali e nell'uomo;- interazione con centri paramagnetici naturalmente presenti o formati con reazioni intermedie;- interazione con macromolecole diamagnetiche dotate di ani-sotropia di suscettibilità magnetica, coinvolte nello svolgi-mento di attività enzimatiche.Da questi tre tipi di interazione, che richiamano la classica nozione di magnetismo come forza di attrazione o repulsione, scaturiscono i seguenti effetti:- orientamento e traslazione di elementi cellulari;- orientamento di organuli subcellulari e di macromolecole;- rotazione, traslazione e/o gradienti di concentrazione di mole-cole paramagnetiche;- orientamento di dipoli elettrici con conseguenze sull'organiz-zazione dei liquidi contenuti nei tessuti.

Effetti prettamente elettrici - Abbiamo già visto come un campo ma-gnetico variabile induca un campo elettrico anch'esso variabile.L'entità degli effetti dell'interazione tra campo elettrico e tessuti biologici sarà funzione delle caratteristiche dell'onda e in primo luogo dell'intensità di corrente indotta nei tessuti.E necessario, comunque, ricordare che, nel meccanismo d'a-zione di un campo magnetico variabile, non è possibile separare completamente l'effetto magnetico da quello elettrico; l'azione dei campi magnetici ha quindi luogo probabilmente grazie ad un doppio meccanismo: da una parte un'azione diretta magneti-ca, dall'altra l'induzione di un'azione elettrica.
Effettiva azione dei campi magnetici si esplica a tre diversi livelli diorganizzazione biologica:- molecole protoplasmatiche (in particolare tessuto collagene);- membrana cellulare;- tessuto nervoso.Va attribuito a Bassett il merito della scoperta della piezoe-lettricità del tessuto osseo, mentre Fukuda e Yasuda, dimostra-rono che tale proprietà è attribuibile al collagene e che tutte le strutture proteiche la possiedono.L'effetto fondamentale esercitato dai campi elettromagnetici aventi particolari caratteristiche di intensità, frequenza, durata dei singoli impulsi e modalità di erogazione sui tessuti lesionati è quello di determinare la rimozione del potenziale di lesione e il conseguente riequilibrio dei potenziali elettrici della membra-na. In condizioni fisiologiche, la differenza di potenziale elettri-co tra l'interno e l'esterno della cellula è di 70 millivolt, e ciò viene definito "potenziale elettrico transmembranario". Ogni insulto meccanico, trauma o aggressione chirurgica, chimica o fisica della cellula diminuisce la differenza di potenziale della membrana, con conseguente inversione della pompa sodio-potassio: poiché il valore della carica elettrica così introdotta è positivo, e preponderante su quello esterno, si determina una diminuzione del potenziale di membrana. Si verifica inoltre una parziale depolarizzazione dei biopolimeri interstiziali composti essenzialmente da collagene e una notevole riduzione dell'attivi-tà enzimatica propria dei fenomeni riparativi normali. Le onde elettromagnetiche esercitano la loro azione determinando, in virtù dell'effetto ionizzante, un aumento della permeabilità se-lettiva cellulare, cui consegue il ripristino della fisiologica diffe-renza di potenziale di membrana.Per quanto riguarda l'azione analgesica dei campi elettro-magnetici, l'iperpolarizzazione delle membrane post-simpatiche produce una diminuzione della trasmissione di informazione ed una conseguente riduzione dell'attività simpatica: si determincerà quindi una relativa vasodilatazione con aumento della dispo-nibilità tessutale di ossigeno ed eliminazione dell'eventuale com-ponente ischemica del dolore. Si osserva inoltre una depressione dell'attività delle fibre C di piccolo diametro, delle quali il cin-quanta per cento è deputato alla trasmissione della cosiddetta componente lenta del dolore, poiché conduce gli stimoli raccolti dai recettori periferici sensibili all'azione delle pain producing substances. Tale ridotta attività di queste fibre, in accordo con la teoria del gate control di Melzack e Wall, concorrerà alla chiusura del cancello. Sembra inoltre possibile l'ipotesi che il riequilibrio della membrana cellulare determini il blocco delle sostanze algoge-ne e pro-infiammatorie, quali l'istamina, la serotonina, i prosta-noidi, le prostaglandine eccetera, nonché un'azione di neutralizzazione o di modulazione sulla produzione dei cosiddetti radicali liberi, sia diretta a livello di legame sia mediata dalla stimolazio-ne di varie reazioni enzimatiche cellulari. La stimolazione del sistema diencefalo-ipofisario o delle ghiandole surrenali provoca un aumentata increzione sistemica di sostanze, quali endorfine e catecolamine, che influiscono sul controllo del dolore e sulla re-golazione dei processi infiammatori.

Indicazioni terapeuticheGli effetti terapeutici dei campi elettromagnetici sul tessuto osseo sono senz'altro i più conosciuti. L'interesse nasce in segui-to agli studi di Fukuda e Yasuda sulle proprietà piezoelettriche dell'osso. La sollecitazione meccanica sull'osso evidenzia sull'a-rea di compressione una polarizzazione negativa che provoca osteogenesi, mentre sull'area di tensione si verifica una polariz-zazione positiva che causa il riassorbimento osseo. Altre ricerche hanno evidenziato come siano presenti potenziali bioelettrici an-che su superfici ossee non sottoposte a sollecitazioni di carico, con presenza di elettronegatività nelle zone dove avvengono i processi di crescita e di riparazione.

Patologia ortopedica e traumatologica
Intorno agli anni Sessanta si sviluppa la sperimentazione clinica sui ritardi di consolidazione con terapie elettromagnetiche, e si deve a Bassctt la tecnica che prevede l'uso di una coppia di bobine contrapposte sull'arto da trattare, che producono un campo magnetico in grado di stimo-lare l'osteogenesi, ed i primi risultati positivi ottenuti con questa metodica risalgono al 1976: nella casistica pubblicata da Bassett i campi elettromagnetici applicati per dodici-sedici ore al giorno avevano indotto l'osteogenesi nell'ottanta per cento dei casi di ritardo di consolidazione trattati. Nei suoi studi Bassett enfatiz-za l'importanza di una definizione precisa dell'impulso usato, poichè hanno evidenziato ri-sultati positivi nella pseudoartrosi congenita, nell'osteonecrosi dell'anca, nel morbo di Perthes e nelle tendiniti croniche e per favorire l'attecchimento di innesti ossei. Nella necrosi vascolare della testa femorale è indicata l'appli-cazione di campi elettromagnetici per una durata di sei ore gior-naliere, con un'intensità di 20-30 gauss. Un altro campo d'azio-ne dei CEMP è l'osteocondrosi, dove vengono consigliate appli-cazioni a frequenza di 50 o 100 Hz (secondo i diversi Autori) per trenta minuti al giorno con intensità variabili da 60 a 400 gauss. Molti sono gli Autori che riportano studi sull'efficacia dei CEMP nell'osteoporosi e diversi sono i protocolli applicativi proposti:frequenze di 50 Hz, intensità di 50-60 gauss per tempi variabili da trenta minuti a quattro ore al giorno. Gli studi relativi all'ap-plicazione dei CEMP sull'artrosi non sono sempre attendibili ed i risultati sono talvolta poco significativi anche a causa della cronicità della malattia; gli effetti positivi sono spesso collegati al-l'effetto analgesico dei CEMP, erogati in queste patologie a fre-quenza di 50 Hz, intensità di 60 gauss per trenta minuti al gior-no. Indicazione elettiva dei CEMP è rappresentata dalla algo-neurodistrofia di Sùdeck, con applicazioni giornaliere ripetute a 50 Hz di frequenza e 35 gauss di intensità. Alcune affezioni mio-tendinee (tendiniti, strappi muscolari, ematomi, contusioni) possono beneficiare di applicazioni di CEMP alla frequenza di 50 Hz, intensità di 50 gauss per un'ora al giorno.

Patologia vascolarehé impulsi diversi provocano a livello biologico effetti diver-si, impulsi con frequenza di circa 70 Hz

I campi elettromagnetici sono vantaggiosa-mente utilizzati nelle arteriopatie e nelle fiebopatie. Secondo di-versi Autori, il trattamento con CEMP determina una sensibile riduzione dello stato edematoso del derma, come conseguenza di un effetto protettivo sui rapporti tra tessuti e microcircolo. In letteratura sono riportati numerosi lavori sugli effetti dei tratta-menti con campi elettromagnetici nel facilitare il processo di guarigione delle ulcere o delle piaghe torbide. Inoltre è di fre-quente riscontro l'associazione tra patologie ortopediche e va-scolari, come per esempio gli edemi periferici post-opertori o le varici, e quindi i CEMP possono avere una doppia indicazione (30-40 gauss effetto iperemizzante; 40-100 gauss effetto antiede-migeno). Sono numerosi gli Autori che hanno riferito di risultati favorevoli in casi di morbo di Raynaud primitivo o secondario ed in arteriopatie periferiche obliteranti degli arti inferiori. Ap-plicazioni di circa quattro ore giornaliere ad alta frequenza e bassa intensità hanno evidenziato risultati positivi sull'edema post-operatorio, su lesioni cutanee di origine venosa, riducendo il dolore e il tempo di cicatrizzazione.
Dermatologia
Pur essendo strettamente collegate alla patologia vascolare, l'applicazione dei CEMP nelle patologie derrmatologi-che non ci offre un numero considerevole di lavori in bibliogra-fia. Pur non essendo ancora chiarito il meccanismo d'azione dei CEMP in questa branca medica, vengono rifeririti buoni risul-tati ottenuti nella psoriasi ed in alcune dermatiti papulo-edema-tose, così come nell'herpes zoster; le applicazioni, di breve durata (20 min/die) si avvalgono di basse intensità di campo a frequen-ze variabili medio-alte.

Patologia respiratoria
L'azione antiflogistica dei CEMP ha spinto la ricerca e la sperimentazione nel campo del trattamento delle broncopneumopatie croniche ed alcuni lavori riferiscono di buo-ni risultati con trattamenti di intensità inferiore a 100 gauss.
Patologia odontoiatria - In tempi relativamente recenti è iniziata la sperimentazione clinica sul potenziale effetto positivo dei CEMP in alcune patologie di pertinenza odontoiatrica od ortope-dica. Pur non disponendo ancora di casistica rilevante, è possi-bile ipotizzare buoni effetti terapeutici sulle paradonziopatie in implantologia, per facilitare l'attecchimento di innesti e nell'e-dema post-chirurgico. Applicazioni giornaliere prolungate (cin-que, sei, otto ore al dì) si sono rese possibili grazie alla miniatu-rizzazione dei più moderni apparecchi ad alta frequenza e bassa intensità, che garantiscono continuità terapeutica e buona corri-pliance.

Controindicazioni e precauzioni
Le controindicazioni assolute possono essere ridotte ai porta-tori di pace maker e allo stato di gravidanza; per somma pru-denza se ne sconsiglia l'uso negli stati emorragici e trombotici in atto e in presenza di versamenti ematici. Gli effetti collaterali, riscontrati raramente, dipendono esclu-sivamente dalla durata dell'esposizione del tempo; sono inqua-drati in sindromi cliniche, i cui sintomi principali sono: cefalea, astenia, insonnia o sonnolenza, irritabilità, parestesie, accentua-zione temporanea del dolore, aumento della diuresi ed ipoten-sione. Si tratta di sintomi che non si accompagnano a reperti obiettivi e che regrediscono al cessare dell'esposizione.Per quanto riguarda la legislazione in materia di onde elettro-magnetiche, sia nel mondo occidentale sia nei Paesi dell'Est, so-no previste norme di sicurezza sia per gli utilizzatori sia per gli operatori nel settore. Lo standard di sicurezza è di 10 mW/cm2 e tale valore si riferisce a una esposizione continua, mentre può essere aumentato per tempi di erogazione più brevi.

Ipertermia
L'ipertermia rappresenta un sistema di concezione relativa-mente recente per la produzione di calore endogeno, che permet-te di portare i tessuti biologici ad elevate temperature (43,5 °C), riuscendo a controllare in tempo reale l'intensità e la profondità del calore prodotto. Questa metodica è stata ed è tuttora ampia-mente utilizzata in oncologia contemporaneamente alla chemio-terapia e alla terapia radiante e negli ultimi anni ha trovato ap-plicazione nel trattamento di alcune patologie dell'apparato lo-comotore.
Effetti
La vasodilatazione provocata dal calore è responsabile del-l'aumento del metabolismo basale cellulare, associato ad un in-cremento della mitosi; ciò si traduce in un indiretto effetto anti-flogistico, mentre quello antalgico è conseguenza dell'innalza-mento della soglia delle terminazioni nervose sensitive, insieme ad un incremento dell'eliminazione di sostanze algogene (bradi-chinina e istamina).Di rilievo è anche l'effetto antifibrositico e di riduzione della rigidità articolare.

Modalità di applicazione
La temperatura massima cutanea (tra 38 0C e 42 0C max) è stabilita dall'operatore in base alle singole patologie ed è con-trollata da un sensore termico posto sulla cute). Il controllo della temperatura dell'acqua nel bolus (tra 37,5 °C e 41,5 °C) è necessario per impedire il surri-scaldamento degli strati superficiali. Le sedute hanno una durata di circa trenta minuti e si consi-gliano applicazioni bisettimanali.
Indicazioni terapeutiche
Pur non disponendo ancora di una vasta letteratura, si pos-sono segnalare risultati positivi nel trattamento delle seguenti patologie:
- rigidità e sindromi dolorose post traumatiche;
- algie muscolari e fibromialgie, miositi ossificanti;
- tendiniti, tendinosi, tcndinopatie inserzionali;
- sindrome del tunnel carpale;
- periartrite scapoloomerale e coxofemorale;
- borsiti e fasciti.

Controindicazioni
Assolute - Neoplasie, TBC, gravidanza, portatori di pace maker, infezioni acute, cardiopatie scompensate.
Relative - Parti metalliche endotessutali, obesità, rischio di emorragie, vasculopatie.

Precauzioni
L'elevata potenza di questi generatori per ipertermia ne im-porrebbe l'uso in ambienti protetti (gabbia di Faraday) per ri-durre le interferenze alle radiofrequenze e l'inquinamento elet-tromagnetico. E' importante monitorare di continuo le reazioni soggettive del paziente durante la seduta: un'esacerbazione del dolore nei primi minuti di trattamento rappresenta in alcuni casi una valida reazione terapeutica e deve essere giustamente obiet-tivata per l'impostazione dei parametri applicativi delle successi-ve sedute di trattamento.

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